Cambio cono amplificatore chitarra, guida, tutorial.
Non sono un tecnico, lo dico subito, sono un chitarrista abbastanza approssimativo, ma quando si tratta di scegliere l'attrezzatura giusta divento pignolo e precisino.
In questo articolo voglio farvi
partecipi in modo molto semplice dei passaggi fondamentali e delle scelte
tecniche che ho fatto di persona per cambiare la mia cassa da chitarra.
Spero che la piccola guida che segue
possa essere di aiuto a qualche altro chitarrista, magari un po’ cialtrone come
me, che non ha voglia di perdere delle ore in rete ma vuole trovare i concetti
fondamentali condensati e descritti in termini poco tecnici.
Primo
passo: quanto grande deve essere la cassa.
Bisogna scegliere la grandezza del cono ed il numero
dei coni; generalmente le casse più usate sono la 1x12, la 2x12 e la 4x12 (dove
il primo numero è il numero dei coni ed il secondo la grandezza del cono in
pollici). In molti hanno fatto calcoli precisi, ma va da sé che maggiore è il
numero dei coni maggiore è l’aria che si muove, la grossezza del suono, la
tridimensionalità ed anche il volume. Se ci si mette a fare calcoli si può
dimostrare che con gli stessi coni, tra una 1x12, una 2x12 ed una 4x12 vi sono
differenze sensibili in termini di pressione sonora, attorno a 3 dB (decibel),
oppure che passando dalla 1x12 alla 2x12 si percepisce lo stesso volume ma a
distanze sensibilmente superiori.
Il vero problema è che i coni e le casse pesano e
pertanto portarsi dietro un armadio 4x12 non è così facile come trasportare una
cassa con un solo cono.
Da quanto si vede in giro mi sembra che ci sia una
tendenza ad avere casse più piccole, la mitica 4x12, usatissima negli anni
d’oro del rock, si vede sempre meno a vantaggio delle sorelle minori.
La 2x12 viene spesso descritta come cassa ottimale in
quanto rappresenta il giusto compromesso tra peso e numero di coni, ma anche
queste casse pesano parecchio, specialmente se montano coni pesanti diventano
macigni. Un tipico combo 2x12, ad es. il Fender Twin Reverb, pesa circa 30 kg e
vi garantisco che non sono pochi.
E’ utile tenere a mente che se ho un amplificatore a
basso wattaggio (15 watt o minori) da casse 4x12 non esce un gran suono, meglio
optare per casse con meno coni; da qualche parte ho letto che sarebbe come
mettere un motore di una 500 su una Ferrari.
Io che sono pigro ho scelto la cassa più leggera, la
1x12, secondo me oltre ad essere molto comoda non perde poi così tanto rispetto
alla 2x12 in termini sonori, specialmente se ci mettiamo il cono giusto.
Inoltre se suoniamo su grandi palchi e veniamo microfonati non ci sono
differenze con le altre casse.
La 1x12 perde un po’ come ampiezza e
tridimensionalità del suono se suoniamo in club non microfonati.
Secondo
passo: i watt del cono
Su questo punto ci soffermeremo poco, basta dire che
i watt del cono sono la potenza che il cono può sopportare. La regola è quella
di scegliere coni con potenza maggiore, anche se di poco, della potenza massima
erogata dall’amplificatore. Coni che sopportano potenze inferiori a quella
massima dell’amplificatore si possono rompere se aumentiamo troppo il volume.
Il discorso sul wattaggio dei coni è molto
flessibile, ad es. alcuni coni, specialmente quelli vintage come l’Elettro
Voice, sopportano potenze elevatissime, anche 300 watt, ma questo non significa
che tali coni non si possono montare su amplificatori di piccolo wattaggio.
Generalmente se uso casse 2x12 o 4x12 posso montare
coni a wattaggio più basso, perché se collego i coni in parallelo si sommano i
watt. Nel caso di casse 1x12 si tende a montare coni con wattaggio maggiore.
Terzo
passo: l’impedenza del cono (Ohm).
Su questo argomento si sono scritti fiumi di parole e
sono sorte numerose legende metropolitane.
Come ho già detto non sono un tecnico pertanto
prendete quello che scrivo come scritto da un amico che si è informato, ma non
da un tecnico.
La regola è che l’impedenza di uscita
dell’amplificatore deve essere uguale all’impedenza del cono, anche se come
vedremo possono esserci delle varianti rispetto alla regola.
I coni da chitarra hanno impedenze di 4, 8 o 16 Ohm e
i trasformatori di uscita degli amplificatori possono avere o una o più uscite
con valori diversi di impedenza. Basta selezionare la stessa impedenza del cono
o comperare un cono con impedenza uguale a quella dell’amplificatore.
Quando l’amplificatore ed il cono hanno impedenze
diverse si dice mismatch.
In alcuni post si legge di persone in ansia perché
hanno sbagliato a selezionare l’impedenza giusta, cioè non hanno messo
l’impedenza di uscita dell’ampli uguale a quella del cono. Ragazzi tranquilli,
sui valvolari non succede nulla o quasi, almeno se siamo su differenze di
impedenza di 1 a 2. Sui libretti di istruzione di alcuni amplificatori il
mismatch è addirittura riportato come pratica possibile.
Si sconsiglia il mismatch, ma vediamo cosa succede
sugli ampli valvolari con mismatch non esagerati, ad es. 4 e 8 Ohm.
Nel caso in cui l’impedenza di uscita dell’ampli è
minore di quella del cono, ad es. 4 Ohm per l’ampli e 8 Ohm per il cono, il
trasformatore sarà più sollecitato, si avrà un aumento delle medie frequenze ed
un piccolissimo abbassamento del volume.
Nel caso contrario, amplificatore 8 Ohm, cassa 4 Ohm,
si avrà un maggior affaticamento delle valvole finali ed una diminuzione, anche
se contenuta, delle medie frequenze.
Io che ho un amplificatore vintage molto vecchio, ho
delle impedenze di uscita con valori strani e pertanto sono costretto farlo
lavorare in mismatch, anche se dentro limiti contenuti. Devo dire che
all’amplificatore non è mai successo niente, ed anzi, a volte si possono
sperimentare sonorità diverse.
Veniamo ora alla regoletta ripetuta in molti siti di
come si calcola l’impedenza quando ho due coni uguali. Se i coni sono collegati
in parallelo l’impedenza dei coni si dimezza, cioè se ho due coni con impedenza
da 16 Ohm collegati in parallelo l’impedenza totale e 8 Ohm. Se i coni sono
collegati in serie l’impedenza si somma, cioè se ho due coni da 8 Ohm collegati
in serie l’impedenza totale è 16 Ohm.
Quarto
passo: l’efficienza del cono (dB).
Questo è un punto cruciale.
L’efficienza o sensibilità del cono è la cosa che incide in maniera
determinante sul volume totale del vostro setup.
L'unità di misura della sensibilità dei
coni è il decibel (dB) e serve a valutare la pressione sonora prodotta, quindi
il volume percepito. Si misura ad un metro di distanza dal cono a cui viene
trasmesso un segnale della potenza di 1 Watt.
In generale i coni da chitarra hanno
un’efficienza variabile da 96 a 103 dB (gli amplificatori economici montano
coni con efficienza anche minore di 90 dB), questa differenza può sembrare poca
cosa ma in realtà la differenza in termini di volume percepito è grandissima.
Sulla rete si trovano vari esempi di
calcolo, ma basta pensare che 3 dB di differenza di efficienza del cono
corrispondono ad un raddoppio della potenza dell’amplificatore.
Quindi, se avete amplificatori a basso
wattaggio e volete aumentare in modo significativo il vostro headroom (la
riserva di volume pulito), la strada obbligata è quella di aumentare la
sensibilità del vostro cono.
Ok capito quasi tutto.
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